Si sceglie di che morte morire

Dopo una lunga interruzione rieccomi a scrivere qui, per riallacciare il filo dei pensieri attraverso la scrittura, pensieri che, in questo spazio di tempo ho sempre più maturato nel tentativo di "guardare in faccia" alla morte. Nel frattempo quella morte immaginata che era stata l'origine di questa serie di riflessioni è avvenuta. Il dolore fisico e la lotta contro di esso sono cessati. E' sopraggiunta una strana forma di pace. Ora, per suoi congiunti è il tempo della nostalgia, della mancanza, dei ricordi e della solitudine. Ero giunta alla conclusione che la morte non è la fine di tutto, ma piuttosto l'inizio, in quanto il modo in cui ognuno di noi pensa la sua morte è un'importante chiave di lettura con cui affronta quotidianamente le sue esperienze di vita. L'impressione, infatti, è che la morte miete delle vittime sempre e in ogni caso se ci si dispone ad essa con vittimismo, ovvero con un atteggiamento "mortifero". Noi scegliamo di che morte morire, poiché c'è una differenza sostanziale tra "morire" e "diventare morti". Vivere la morte non è da noi poiché nessuno sa cos'è e com'è la sua morte nessuno, cioé "vive" la sua morte. Vive però la morte altrui, ne fa esperienza attraverso i sensi e l'intelletto. Da lì elabora un'idea di morte perlopiù come perdita e trauma del distacco prima, come mancanza e sofferenza poi. Questa è la morte come lutto ma non è questo l'oggetto delle mie riflessioni, io voglio mettere a fuoco la morte come morte propria. La morte altrui, d'altra parte, influenza in modo radicale la morte propria nel modo in cui questa è pensata. Questa variabile è ineludidibile, ma è solo una variabile. Com'è vissuta la morte propria? Com'è stata vissuta "quella" morte? "Sabina - mi disse uno degli ultimi giorni - vedi che non valgo niente, vedi come sono ridotta?" La lotta era quasi persa, il sentimento di sconfitta regnava sovrano in quella camera d'ospedale. La sofferenza fisica era accompagnata da quel cupo sentimento di impotenza dovuta all'inefficacia di ogni cura, di ogni attenzione, di ogni buon sentimento, di ogni sforzo verso il risanamento del corpo. Il male del corpo contagiava lo spirito. Allora mi chiedo: come ci curiamo? Voglio dire: come ci prendiamo cura del nostro corpo? Per rispondere a questa domanda dobbiamo in primo luogo capire quale sia la nostra idea di "corpo proprio". Non è necassario scomodare Cartesio per dire che noi occidentali percepiamo il nostro corpo come qualcosa di "fisico" e di materiale che, in quanto tale, si differenzia dalla mente, il cui contenuto è immateriale. Pensiamo attraverso una mente immateriale nonostante vivamo in un corpo fisico materiale. Ognuno di noi percepisce se stesso dividendo i suoi pensieri, le sue decisioni, la sua volontà dal corpo, oggetto dei primi. Corpo e mente stanno insieme ma non sono della stessa sostanza, sono sostanzialmente diversi. La sostanza materiale del corpo è di qualità inferiore rispetto alla sostanza immateriale della mente. Questa concezione è alla base del modo in cui la medicina allopatica contemporanea si approccia alle questioni che riguardano la malattia del corpo. Il corpo a cui la medicina si riferisce quando si trova, ad esempio, a fare una diagnosi è un corpo funzionalmente perfetto. La perfezione del corpo è uno standard "ideale" che il più delle volte non ha riscontro nella realtà. Per questo, -lo potete sperimentare voi stessi- se vi sottoponete ad un Check-Up generale si troverà di certo che qualche parte del vostro corpo non corrisponde a quest'ideale, poiché si discosta dai parametri normalmente attribuiti ad un corpo umano. Insomma, siamo tutti un pò malati. Ma malati di che? Bhé, in primo luogo del fatto di essere diversi da come si dovrebbe essere. Più ci si allontana dai paramentri ideali stabiliti speculativamente sul corpo, più ci si avvicina allo stato di morte del corpo. Così, la diagnosi medica può avere lo stesso valore di una sentenza di morte. Il mio intuito dice che c'è qualcosa di fallace in questo modo di vedere. Il mio corpo e la mia mente sono la stessa cosa, non c'è separazione tra i due. Questo passaggio però, dev'essere sviluppato. Spero di farlo nei prossimi post.

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