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“Certo che ti farò del male. Certo che me ne farai. Certo che ce ne faremo. Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza. Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno. Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza…” (Antoine de Saint Exupéry, Il Piccolo Principe) Amori impossibili Un amore impossibile, è un amore che ha avuto anche solo un istante di possibilità ma che, per qualche assurdo, incomprensibile motivo non può compiersi, non può essere vissuto. E' proprio quella possibilità non realizzabile che gli conferisce un senso eccezionale, che lo rende eccezionale, evocativo e unico. Un amore impossibile, per qualche assurdo motivo, non può svolgersi, non può viversi, ma resta comunque un amore, lui è ma non può esistere. Paolo e Francesca, Renzo e Lucia, Giulietta e Romeo, trame intrise del binomio tra desiderio e ostacolo. Un amore impossibile è un amore che non ci sarà mai tempo a scalfire, né abitudin
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FIGLI DI NESSUNO La facoltà umana di scavarsi una nicchia, di secernere un guscio, di erigersi intorno una tenue barriera di difesa anche in circostanze apparentemente disperate è stupefacente e meriterebbe uno studio più approfondito .   Se questo è un uomo , Primo Levi   Lei: Prof. devo assolutamente andare fuori di qui e tu mi devi accompagnare. Io: Fuori per fare cosa? Lei: Per prendere un po' d'aria Io: Poi tiri fuori la sigaretta e ti metti a fumare? Lei: Hemm... poi finisco di studiare inglese per la verifica, lo prometto! Io: Non posso accompagnarti a fumare, lo sai, è contro il regolamento della scuola Lei: Io devo fumare! Io: Lo capisco, ma io non ti posso autorizzare, rientra nel mio ruolo non autorizzare azioni vietate a scuola. Ti capisco, so che per te il fumo è un modo efficace per rilassarti. Funziona così, usiamo delle valvole di sfogo.... Lei: Prof. le mi deve accompagnare! Io: Cosa significa il fumo per te? Lei: Io fumo da q

Attualizzazione della giornata della memoria 2021.

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Quest'anno, la giornata della memoria è una celebrazione più significativa degli altri anni. Ricordare la Shoah, infatti, significa usare la memoria delle nefandezze inflitte dai nazisti agli Ebrei, affinché esse non si verifichino mai più, affiché non si arrivi mai più a quel punto, affinché le foto dei campi, degli ebrei pelle e ossa, dei forni, dei bimbi aggrappati al filo spinato, dei cumuli di corpi accatastati nelle fosse e delle altre atrocità compiute dai nazisti si fissino nella memoria collettiva fino al punto di divenire un monito per tutti. Per fare in modo che un'esperienza del genere non sia dimenticata, é necessario ricordare che, in quel caso, si è superato ogni limite, e quelle foto in bianco e nero, che in questo giorno ci passano drammaticamente davanti agli occhi di chi osserva le varie commemorazioni, gridano a gran voce l'eterno monito: "RESTIAMO UMANI". Questa celebrazione è particolarmente significativa oggi, proprio quando altre nefande

IL VIRUS BIRICHINO

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(dedico questa filastrocca, frutto di improvvisa ispirazione, a tutti quelli che il virus non lo temono, anzi lo sentono ormai come un AMiCHINO) IL VIRUS BIRICHINO Questo è un virus birichino, non è cresciuto, è ancora bambino! Dentro l'aereo non ama stare, ma se vai in spiaggia sarà un funerale. Ama l'asfalto e si attacca ai piedi, ma schifa Amazon che tu non ci credi! Detesta Carrefour e grandi Catene, ma in bar e ristoranti lui ci sta bene. Parrucchieri, estetisti e centri sportivi li frequenta parecchio, non fatevi vivi! Ma soprattutto, il birichino, al credo cristiano è molto vicino. Ama le chiese e il segno di pace, quindi in quei posti ancor tutto tace. Coi sui coetanei, sì che è vitale, va nei nipoti e per i nonni è letale. Allora alla scuola non si può andare, ma il tabaccaio tu puoi frequentare. Su banconote sta trentordici ore, mentre il bancomat gli fa orrore! E sulle cambiali? Davvero è sgomento, se una ne incontra fugge a cento. Il viru

Il lutto tra mancanza e memoria. La prospettiva di chi muore e di chi rimane, la disperazione, la rinascita.

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In memoria di Manuel, dedicato alla sua famiglia e a chi gli ha voluto bene E' passato tanto tempo dall'ultimo post... Anni sì, anni. Ora voglio riprendere, è tempo di tornare a scrivere di morte. Paradossale no? Un blog che si intitola "la scrittura come inizio della vita" che parla di morte... Il mio parlare di morte è in realtà una chiave di lettura, un po' inusuale magari, della vita stessa, nelle sue dinamiche più profonde e radicali. L'inizio della vita e la sua fine. Due opposti. Sulla linea del tempo, infatti, si collocano esattamente alle estremità. Prima si nasce e poi si muore. Non c'è ambiguità. Ma possiamo vederla anche diversamente, come un cerchio che si chiude tornando su di sé, come se fossero collegati, come se l'inizio e la fine fossero due passaggi che ci ricongiungono a noi stessi, che ci riportano ad uno "stato" che prima non c'era e che poi, ugualmente, non c'è. Ma qual'è questo stato? Non

da così a così!!!

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Ultimamente ho una fervida passione per il trasformare, l'abbellire, il dipingere, il colorare e soprattutto per il recuperare. Questa si rivolge soprattutto a quegli oggetti, nel caso specifico mobili, che sono ormai vecchi di aspetto e in condizioni non più ottimali. Il riuscire a dare loro una veste nuova mi dà grande soddisfazione. Ecco alcuni miei lavori amatoriali: Angoliera piena acquistata a 30 euro perché piena di enormi buchi di tarli. Esercitando la virtù che più mi manca, la pazienza, l'ho trasformata da così: a così Prima di questa, avevo fatto qualche lavoretto preparatorio, ben più difficile, in realtà, a causa dell'inesperienza. Avevo trasformato 2 mobiletti tv in arte povera in due mobiletti shabby da così: a così: e così: e poi ci sono le sedie, un lavoretto davvero divertente e fantasioso, da così: a così: e il mio lavoro total red, colore con cui ho trasformato questi pezzi:

A Sanremo 2017 vince la scimmia nuda contro lo spaesamento e l'inquietudine.

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Da anni il Festival di Sanremo non mi appassiona più anzi mi annoia. Inevitabilmente getto un orecchio alle canzoni, uno sguardo allo spettacolo ma spesso la delusione mi coglie prima di esserne veramente coinvolta. Quest'anno, però, il mio orecchio si è fermato sui vincitori. Su Francesco Gabbani, un bel 34enne orfano di talent. L'originalità di questo personaggio e del suo lavoro è stata accolta dal grande pubblico, che lo ha premiato con la vittoria. Gabbani, con lo stile del tormentone ha cantato col sorriso lo spaesamento e la dispersione della nostra identità culturale, il bisogno di ricercarne una nuova, la frammentazione riprodotta dai social e dal web, la vanità, la disincarnaziome, la disumanità. In questo calderone di goffaggini ed errori ha messo in scena la scimmia, l'uomo darwiniano che, all'apice della sua evoluzione, ha perso il pelo ma non il vizio dell'alienazione, oramai spogliato della sua identità di uomo occidentale. Sì perché in qu