FIGLI DI NESSUNO

La facoltà umana di scavarsi una nicchia, di secernere un guscio, di erigersi intorno una tenue barriera di difesa anche in circostanze apparentemente disperate è stupefacente e meriterebbe uno studio più approfondito
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Se questo è un uomo, Primo Levi

 

Lei: Prof. devo assolutamente andare fuori di qui e tu mi devi accompagnare.

Io: Fuori per fare cosa?

Lei: Per prendere un po' d'aria

Io: Poi tiri fuori la sigaretta e ti metti a fumare?

Lei: Hemm... poi finisco di studiare inglese per la verifica, lo prometto!

Io: Non posso accompagnarti a fumare, lo sai, è contro il regolamento della scuola

Lei: Io devo fumare!

Io: Lo capisco, ma io non ti posso autorizzare, rientra nel mio ruolo non autorizzare azioni

vietate a scuola. Ti capisco, so che per te il fumo è un modo efficace per rilassarti. Funziona così, usiamo delle valvole di sfogo....

Lei: Prof. le mi deve accompagnare!

Io: Cosa significa il fumo per te?

Lei: Io fumo da quando ho otto anni, per me è come respirare, dovreste essere contenti che adesso fumo solo tabacco, ho fumato di tutto, quindi non vedo perché insistete a rompermi col fumo! Con tutti i problemi che ho! Ma che ne sapete voi? Siete bravi sono a vietare!

Io: Lo sai che a me il fumo invece agita? Mi fa stare male, invece adesso tu stai male perché non puoi fumare, mannaggia! Senti, non ho nulla in contrario sul fatto che fumi: il fumo fa tanto male ma se potessi in questo momento ti permetterei, credimi, ma non posso farlo.

Lei: Visto che l'ha capito che sto male, mi porti subito fuori! Sto per avere un attacco di panico!

Io: Apriamo la finestra, respira con la pancia, lentamente, ora passa... piano piano passa...

Lei: Mi manca mia madre.

Io: Respira (le accarezzo il viso, si calma).

Io: Ascolta, io so cosa rilassa veramente: la cioccolata calda! Andiamo alle macchinette a prenderla.

Lei: Prof. io non ho un centesimo!

Io: Bé te la offro io, e in borsa ho pure un cioccolatino! Tieni! Accenna un sorriso, ci avviamo verso le macchinette e iniziamo a parlare d'altro.


Teresa, vive in una comunità per minori, dove ogni giorno cerca di costruire la sua identità di giovane donna senza radici, fin da bambina in balìa del mondo e delle sue insidie.

Teresa passa le sue giornate a fumare e a leccarsi le ferite dell'anima e dei tagli che si procura sul corpo, quei tagli che materializzano i suoi traumi di figlia di "nessuno". E ai voglia a dirle "non lo fare!". Quelle ferite lei le mostra come un trofeo di dolore anche se, a detta sua, non si possono vedere per quello che effettivamente sono, perché le sofferenze che esse rappresentano "solo se ci sei passato puoi capire". Teresa, come le tante Teresa nelle nostre scuole, che altre ne ho incontrate e seguite nella mia esperienza di precaria sul sostegno. Ogni loro vissuto è differente, ogni loro storia è unica e irripetibile ma tutte condividono il trauma dell'abbandono, dell'incuria, della mancanza di punti di riferimento, della solitudine.

Abituati a elemosinare denaro e attenzione, cibo e comprensione, come Teresa che, con la sua personalità istrionica, inventa storie iperboliche per rendersi degna di quella commiserazione che però non si sa attribuire, con il suo passo fiero e il suo "io lo so fare", "non ho bisogno di te", facendosi forza nel mostrare che quella considerazione persa, o negata da sempre, non le serva davvero, che può benissimo farne a meno, perché da sola ce la può fare.

Teresa, attraverso il suo vissuto, ha sviluppato una forma granitica di resilienza, di capacità di sopportare difficoltà e privazioni, ma anche di avversione verso quel mondo adulto che, fin da bambina, ha vissuto come ostile e contro cui ancora, nelle innumerevoli figure che le ruotano attorno, lei combatte come fosse un nemico invincibile.

Avvocati, giudici, assistenti sociali, educatori, coadiuvanti all'autonomia, insegnanti curricolari e di sostegno, candidati genitori affidatari, coetanei utenti della casa famiglia che la ospita e compagni di classe: in quanto minore istituzionalizzato, sono molte le figure che le ruotano attorno, nei confronti delle quali Teresa ha un atteggiamento ambivalente. Da una parte si affida a cuore aperto, cercando quella sicurezza la cui perdita è il dramma della sua vita, dall'altra mostra diffidenza, riserva ad affidarsi e fidarsi, restando sospettosa e ostile.

Di fronte a Teresa e a ragazzi che, come lei, hanno poche risorse per affrontare traumi psicologici e difficoltà esistenziali, ci sono insegnanti alla ricerca di strategie per renderli partecipi di quell'attività didattica che spesso non li interessa, perché "andare bene a scuola" è l'ultimo dei problemi.

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