Il senso di colpa

La colpa è proprio l'unico fardello che gli esseri umani non possono sopportare da soli.
Anaïs Nin, Una spia nella casa dell'amore, 1954
Se il vittimismo è una modalità efficacissima per introdursi allo stato di morte vivente, ovvero in quell'orizzonte di frustrazioni e di conflitti interiori che portano ad eclissare la propria vita a favore di un tendere infinito verso la morte la sua origine profonda è il senso di colpa. Quando si parla di colpa è necessario distinguere tra colpa, peccato e senso di colpa.

LA COLPA
Il concetto di colpa rientra nell'orizzonte del rapporto tra l'io e la propria coscienza: se si agisce bene l'io è in pace con se stesso mentre se si agisce male la coscienza (che è una modalità riflessiva della percezione di sé) attiva la colpevolizzazione dell'io. Esistono infatti delle leggi implicite deposte nella coscienza personale e collettiva: la colpa è il contraccolpo morale della loro violazione.

IL PECCATO
Il peccato, legato all’etica cristiana, aggiunge al concetto di colpa il fatto che questa dipenda dalla violazione di una volontà superiore a quella umana, la volontà divina. Per il credente infatti Dio, ordinatore dell'universo, ha impresso la sua giustizia su tutte le cose e si fa garante di quello che è giusto e di quello che è sbagliato. Ogni uomo commette un peccato davanti a Dio trasgredendo i suoi comandamenti e contravvenendo alla volontà divina. Il peccato inoltre, non è opzionale. Esiste infatti una "colpevolezza" intrinsecamente umana e originale che accomuna ogni uomo davanti a Dio. In questo senso il concetto di peccato racchiude quello di "colpabilità" umana: un'imperfezione come tendenza al male -e contraria al bene che Dio impersona- è connaturata all'umanità in quanto tale. Questa tendenza a peccare, seppur radicale, non è però originaria in quanto può essere riscattata attraverso il pentimento e la sua conseguenza, il perdono.

IL SENSO DI COLPA
Il senso di colpa è il trait d'union tra colpa e peccato. Tanto il credente quanto il non credente, infatti, conservano in cuor loro la sensazione che, qualora trasgredissero la legge morale inscritta nella loro coscienza o attribuita alla volontà divina sarebbero esposti ad una pena atta a risarcire la mancanza commessa. Il senso di colpa ha in se l'idea stessa di pena, poiché nel sentirsi colpevoli è inscritta la pena e il suo carico morale. Allo stesso modo il pentimento è già inscritto nel senso di colpa in quanto nel sentirsi colpevoli si attiva il processo riflessivo di presa di coscienza della colpa e il desiderio liberarsi dal peso della stessa attraverso la sua espiazione.



Il senso di colpa può dipendere da una vasta gamma di motivi tra cui:
- la sensazione di aver sbagliato
Nella cultura occidentale moderna il senso di colpa si lega strettamente all’idea di una responsabilità morale individuale. Alla base c'è una morale condivisa che stabilisce quanto è giusto e quanto è sbagliato.

- la percezione di aver deluso le aspettative altrui
In ogni caso il senso di colpa si appunta su un giudizio negativo attribuito a se stessi e sulla convinzione che questo sia immediatamente percepito e condiviso anche dagli altri. L'aver deluso le aspettative altrui è punito con l'abbandono. Il processo di colpevolizzazione è infatti un percorso di emarginazione di sé dagli altri, poiché il sentirsi colpevoli induce alla paura del rifiuto e di conseguenza all'evitamento del confronto con gli altri, considerati come giudici della propria coscienza colpevole. Il senso colpa è quindi indirettamente causa dell'emarginazione e dell'isolamento poiché chi si sente in colpa, percependo di aver deluso le aspettative altrui (che in realtà sono primariamente le proprie), si percepisce intimamente indegno di condividere con gli altri una vita sociale costruttiva. Questo è probabilmente il danno più grave che il senso di colpa produce sulla coscienza: restando imprigionati nel senso di colpa si resta bloccati in uno stato d'animo di rancorosa diffidente sofferenza.

- la paura di non essere amati
Il senso di abbandono che la colpa produce coincide con la paura di non poter essere amati. In questo modo si instaura un circolo vizioso tra colpa e abbandono: poiché l'amore è un'esigenza primaria dell'essere umano il non essere più amati è la colpa più grave che può essere inflitta a ognuno di noi.

-la sensazione di essere in debito verso gli altri
La colpa come peccato è ancestralmente legata all'idea di un debito individuale contratto rispetto a qualcun altro, debito che marchia la coscienza che si dispone in un atteggiamento di riscatto come pareggiamento del debito. Finché c'è possibilità di riscattare la colpa individuale rimettendo il debito contratto nei confronti dei propri debitori c'è anche lo stimolo per costruire e ricostruire la propria personalità, che si forma sulle ceneri del senso di colpa.

- la paura di morire
I sensi di colpa si basano sulla paura interiorizzata, spesso inconscia, di un giudizio negativo, poiché tale giudizio comporterà una punizione come rifiuto o minaccia di ritiro dell'amore altrui. In definitiva il senso di colpa ci dice "sei colpevole e verrai condannato e punito con l'abbandono". Poiché un essere umano, da solo, potrebbe non avere le risorse sufficienti per sopravvivere, all'abbandono consegue ancestralmente la morte. Sotto ogni senso di colpa c'è sempre il terrore del rifiuto, dell'abbandono e della morte.



I sensi di colpa sono un peso e non consentono una vita serena e soddisfacente poiché ci allontanano dai nostri desideri e dal nostro progetto di vita. Il senso di colpa, a mio parere, non può essere evitato poiché fa parte di quel carico individuale che ci viene dato durante la prima infanzia dall'educazione e dai costumi sociali in cui cresciamo. Il senso di colpa, comunque può essere superato attraverso il riscatto della medesima, attraverso cioé la capacità di perdonarsi e di sentirsi perdonati.

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