La morte indicibile
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Ed eccomi ancora una volta a parlare di morte, ancora una volta stimolata da Alessandro Pertosa e dal suo articolo: Il tempo della tecnica Qualche anno fa, a causa una vicenda personale, ho intrapreso l'osservazione del fenomeno "morte". Il mio intento era provare a descrivere ciò che vedo e sento sulla morte in questo blog. Quasi subito mi sono accorta di trovarmi su di un terreno scosceso e le reazioni me lo confermano: alcuni lettori mi invitano ad affrontare argomenti meno cupi (dunque certamente più interessanti), chi è in confidenza mi confessa che il mio parlare di morte nel blog lo rattrista, che dovrei trattare questioni più allegre per essere gradita al lettore. Eppure la morte, per me, non è un argomento triste. Parlarne, al contrario, è un modo per esorcizzarla depotenziando il contenuto mitico che l'ammanta di un velo funesto. Le intenzioni però, specie in questo caso, non bastano. La parola "morte", infatti, ha un contenuto pe